Einstein a Monte Malbe
L’Associazione Astrofili “Paolo Maffei” è nata nell’anno 2008 per volere di alcuni amici appassionati di astronomia che avevano come obiettivo il condividere le proprie esperienze e trovare un posto stabile dove incontrarsi e poter programmare l’attività astronomica.
L’appartenenza di alcuni soci fondatori all’Associazione culturale “Monti del Tezio”, ha permesso, almeno in prima istanza, di poter usufruire della sede gentilmente messa a disposizione dal presidente Lino Gambari, in attesa di una sede più idonea dove poter realizzare un vero e proprio osservatorio astronomico.
Si è pertanto pensato di utilizzare i “pratoni di Monte Tezio”, come sito osservativo che, tutto sommato, poteva anche essere un buon compromesso, se non fosse cosi frequentato da automobilisti che, con i loro frequenti passaggi a fari accesi, disturbavano le osservazioni con particolare riguardo alla fotografia astronomica.
Dopo una lunga, ulteriore, ricerca, nel 2011 circa, si ebbe la fortuna di conoscere Patrick Galletti, proprietario di buona parte di Monte Malbe, che accolse con entusiasmo la nostra associazione e concesse, in comodato d’uso gratuito, una porzione di terreno sulla cima del monte.
Nel frattempo, l’Associazione si è ulteriormente strutturata accogliendo nuovi iscritti, promuovendo serate pubbliche volte alla divulgazione, partecipando a numerose iniziative e, nel gennaio 2012, ottenne la concessione di un primo container che poi venne affiancato, nel 2014, da un secondo, destinato ad ospitare lo strumento associativo dedicato alla ricerca astronomica.
Successivamente si è appresa la notizia del soggiorno di Albert Einstein nei luoghi ove sorge l’osservatorio dell’associazione, da Patrick Garretti, il quale ha anche avuto un incontro con un produttore cinematografico Israeliano, interessato alla concessione delle riprese di Monte Malbe per la realizzazione di un Film biografico sul predetto genio della fisica.
Si riporta, di seguito, la storia relativa alla famiglia Einstein.
Nel 1936 Robert Einstein, cugino del più famoso Albert, acquistò la tenuta agricola di Monte Malbe ed andò ad abitare in quella che oggi è la “Villa Monte Malbe”, attuale dimora di Patrick Galletti.
Robert viveva con la moglie, Cesarina Mazzetti detta Nina, assieme alle figlie Luce e Anna Maria rispettivamente di 20 e di 11 anni.
Vivevano con loro anche le nipoti gemelle, Paola e Lorenza Mazzetti, figlie del fratello vedovo di Cesarina.
Secondo il racconto di Lorenza Mazzetti, anche Albert passò un’estate a Monte Malbe.
Il padre di Albert Hermann (1847-1920) era proprietario di una modesta officina elettromeccanica gestita assieme al fratello Jakob, ingegnere e padre di Robert, a cui Albert era molto legato.
Nel 1894, per motivi economici, la famiglia fu costretta a trasferirsi in Italia. Prima a Pavia, nella stessa casa dove soggiornò Ugo Foscolo (oggi via Foscolo n. 11) e, dopo un breve periodo, a Milano, nel palazzo della contessa Clara Maffei, situato al n. 21 nella vecchia via Bigli.
Dopo due anni Robert vendette la tenuta di Monte Malbe e acquistò la fattoria del Focardo nei pressi de “Le Corti di Rignano” vicino Firenze, dove si trasferì con la famiglia e le nipoti.
Nell’autunno del 1943, una divisone dell’esercito tedesco della Wehrmacht, occupò la villa per farne il proprio quartier generale, costringendo la famiglia a sistemarsi nel vicino complesso colonico.
Per molti mesi, per gli Einstein, la vita proseguì fra paure e speranze in un drammatico equilibrio di rispetto e diffidenza con i soldati tedeschi, senza tuttavia essere molestati da questi ultimi.
V’era comunque un progressivo clima di tensione che, con l’avanzata delle truppe alleate in Valdarno, vedeva sempre più donne, vecchi e bambini rifugiarsi nei boschi vicini per timore di rappresaglie.
Nell’estate del 1944, seppure a malincuore, anche Robert Einstein fu convinto dagli amici a nascondersi nei boschi, lasciando i suoi cari al Focardo, essendo il solo ebreo della famiglia, nonostante i Partigiani avessero definito la scelta molto pericolosa.
Alla calar del sole di una giornata che aveva visto i militari mangiare e bere senza sosta, due di questi andarono nella cantina della fattoria dove la famiglia si accingeva a prepararsi per la notte e chiesero degli Einstein. All’invito dei soldati, si fecero avanti sette donne: la moglie dell’ingegnere, le due figlie, le due gemelle Mazzetti, un’amica di famiglia francese e sua figlia.
Identificati i presenti, presero le prime tre donne, Nina Anna Maria e Luce Einstein e le portarono nella villa dove, si racconta, sia stato inscenato un processo sommario dopo il quale la moglie di Robert fu accompagnata più volte al limitare dei boschi e le fu intimato di chiamare ripetutamente il marito, allo scopo di farlo uscire allo scoperto per catturarlo.
Robert stava quasi per cedere ai ripetuti richiami della moglie Nina, ma seguendo i suggerimenti dei partigiani, restò nascosto e non cadde nel tranello.
I militari, dopo una lunga notte, rientrarono nella villa dove, di li a poco, fecero esplodere raffiche di mitra trucidando la famiglia Einstein per poi incendiare l’edificio ed andarsene in tutta fretta. Da quel massacro si salvarono le cugine avendo un cognome italiano “Mazzetti”.
Fu così che i familiari di Albert Einstein, che negli Stati Uniti era impegnato in una campagna di propaganda contro Hitler ed i nazisti, furono uccisi per pura rappresaglia, su diretto ordine di Hitler.
Neanche otto ore dopo l’eccidio, gli alleati giunsero al Focardo.
Da una camionetta scese un giovane in borghese che chiese notizie al fattore della famiglia Einstein. Si trattava del maggiore della 5ª Armata Milton Wexler, un fisico americano allievo di Albert Einstein, che sperava di trovare vive le persone care al suo maestro apprendendo a malincuore l’infausta sorte della famiglia Einstein.
Nel frattempo, Robert, sconvolto dagli accadimenti, vagava nella zona distrutto dal dolore e con il solo desiderio di togliersi la vita. Gesto per cui trovò la forza il 13 luglio 1945, anniversario del suo matrimonio, quando ormai stremato e deluso poichè i responsabili dell’eccidio non erano stati rintracciati, si suicidò ingerendo del veleno tra i resti bruciati della villa ove fu trucidata la sua famiglia.
Quella sala che per volontà dei proprietari è stata recentemente aperta ad una visita pubblica, mostra ancora i segni dei proiettili sparati quella terribile sera e lasciati a ricordo e monito per non dimenticare.
Lunedì 2 marzo 2015 è tornata a Monte Malbe Lorenza Mazzetti, autrice di un libro che racconta in prima persona i fatti a cui ha assistito.
«Io e mia sorella –racconta nel suo libro ‘Il cielo cade’, che ha ispirato la pellicola con Isabella Rossellini, registi i fratelli Frazzi– stavamo nella villa fin da piccole, perché la nostra mamma era morta. Questa vita mi è stata regalata perché ero di “un’altra razza”… sono stata uguale a loro nella gioia e ‘diversa’ al momento della morte».

2 marzo 2015 – Lorenza Mazzetti in visita alla Villa di Monte Malbe di proprietà di Patrick Galletti
Lorenza si è incontrata con gli abitanti del monte che l’avevano conosciuta da ragazza.
E’ stato un incontro commuovente durante il quale è stata data lettura della corrispondenza dell’ingegner Robert Einstein, indirizzata ai contadini del posto –lettere pregne di emozioni ed indicative del rispetto che a quel tempo intercorreva tra persone, anche di ceti sociali diversi-.
Lorenza, arzilla anziana di 87 anni, dopo il brindisi di rito, ha voluto visitare l’osservatorio dell’Associazione Astrofili Paolo Maffei, accompagnata dall’Assessore alla cultura del comune di Perugia e da alcuni componenti l’Associazione stessa.

2 Marzo 2015 – Lorenza Mazzetti all’Osservatorio Einstein, dell’Associazione Paolo Maffei, in Monte malbe.
In memoria della Famiglia EINSTEIN si è deciso di intitolare l’osservatorio dell’Associazione Astrofili Paolo Maffei, sito in Monte Malbe di Perugia (PG), “Osservatorio Astronomico Einstein”.